Tito Labieno e la città di Cingoli.
Data: venerdì 28 aprile 2023

II cingolano Tito Labieno è un personaggio antico ben conosciuto dagli storici soprattutto dal punto di vista militare. Fu tribuno della plebe nel 62 a. C., legato di Cesare nelle Gallie, nel 52 a. C. combattè contro i Parisi (abitanti della futura Parigi). Fu principalmente un comandante militare e mise in luce elevate doti nelle guerre galliche al fianco di Giulio Cesare di cui era un fidato generale, ma la sua fortuna politica non fu altrettanto favorevole. Infatti nella guerra civile che opponeva Cesare a Pompeo si schierò con quest'ultimo, la cui sconfitta segnò anche la fine della sua fortuna. Nel passo riportato da Giulio Cesare nel suo «De bello civili» nomina Cingoli e Labieno: «...eliam Cingillo, quod oppidum Labienus constituerat suaque poecunia exaedicaverat...»: questa frase ha fatto e fa tutt'ora discutere gli storici sulla interpretazione della stessa.  

Cesare vuol dire che Labieno ha edificato Cingoli o l'ha semplicemente restaurata, fortificata ed  abbellita con il denaro accumulato nelle guerre galliche? E molto più credibile la seconda ipotesi. Intorno alla figura di Tito Labieno (la gens Labiena ha avuto sia prima che dopo Tito Labieno  personaggi pubblici di notevole  spessore storico) ruota anche la ricerca e la discussione sulla storia della stessa Cingoli. Uno di questi storici, Orazio Avicenna, riporta nella sua dissertazione intorno alla fondazione di Cingoli la testimonianza di due medaglie e testualmente dice: perché in una Medaglia di Labieno, che da tempo immemorabile, è, che si trova in mano d'alcuni da Cingoli, in Casa de Signori Silvestri particolarmente, non si vede altro, che Labieno al modo dé Capitani antichi con Celata in testa da una parte nella quale si legge TITVS LABIENVS, e dall'altra v'è scolpita la figura di Cingoli con un anphiteatro in mezzo, e con la parola, CINGVLVM.. (O. Avicenna pag. 53 «Memorie della  città di Cingoli» - 1644). L'Avicenna prosegue nella stessa pagina riportando la testimonianza di un altro importante storico cingolano suo contemporaneo, I 'abate Giavampietro Onorati sul ritrovamento di un'altra medaglia raffigurante Tito Labieno.  

Ecco le parole dell'Onorati:  «...Et il vedere nella detta medaglia effigialo Labieno con la celata in capo, ne dà non improbabile argomento: ma per base, e per fondamento di questa verità addurrò un bellissimo monimento d'Antichità. che si conserva in Renna in mano di Massimiliano Vuemner Gentil homo Tedesco di 'Vatione Bauro. Quest'è un 'antica Medaglia, da una parte della quale si vede Labieno in habito militare e vi è scritto TITVS LABIENVS CONDITOR. nel  rouerso è Cingoli in forma d 'una Donna con la Torre in testa, e tiene in braccio la Cornucopia à piedi d'un albero giace un Cervo  (Impresa, Arme del nostro Comune) una testa, che pare di cinghiale; vi è scritto intorno SECURITATI PERPETVE, alli piedi Ex MANVBIIS...».  

La descrizione di queste due medaglie che sono poi anche raffigurate nel citato testo dell'Avicenna, servono ai due storici per avallare la tesi circa la veridicità della fondazione di Cingoli da parte di Tito Labieno.  

Si può ipotizzare che le medaglie sono state realmente conia-ma non nel periodo di Tito Labieno, cioè nel tempo in cui è vissuto il nostro personaggio. Con molta probabilità le stesse sono state coniate successivamente per due semplici motivi: nella prima medaglia descritta dall' Avicenna nell’immagine in cui è riportato  “Cingulum” si vedono sulle mura, nel cui interno ci sono gli edifici pubblici, i merli scolpiti che sono tipicamente medievali. Un altro storico cingolano, Adriano Pennacchioni, nel suo libro «Testimonianze dell'epoca romana Cingoli» pagg. 25, 1972, definisce le medaglie o denari per le motivazioni sopra riportate «un falso numismatico». Sempre lo stesso autore, nella stessa opera, riporta la testimonianza che: “Ne esiste una anche in Cingoli venuta in possesso di Fabio Cavallini». Nella seconda medaglia un altro studioso cingolano , Paolo Appignanesi nel libro «La liberazione di Cingoli e altre pagine di storia cingolana» pag.  423, 1986 sostiene che la seconda medaglia riportata dall'Avicenna (Tav. Il) e testimoniata  daIl 'Onorati, «sia da considerarsi un maldestro lavoro del Rinascimento del tempo dell'Avicenna non mi sembrano sussistano dubbi. Basti soltanto osservare che la personificazione della Securitas appare per la prima volta nel 64-66 d. C. . e che non le erano propri né l'asta, né la corona turrina né gesti non esprimessero che perfetta tranquillità».

Le medaglie descritte e riportate dall' Avicenna nel suo testo, Tav. le Tav. Il. sono la prima di diametro 65mm, la seconda di diametro 56mm e sulla base delle testimonianze storiche raccolte è opinione che le stesse non siano di epoca romana ma di un periodo molto più recente e che siano state coniate per dar credito alla tesi che Tito Labieno sia l'autore della costruzione e/o ricostruzione della città di Cingoli. Queste valutazioni sono scaturite solo da documentazione cartacea in quanto sulle medaglie non è stato possibile avere alcuna testimonianza diretta.  

Fin qui ho analizzato e confutato solo le medaglie descritte dall'Avicenna, ma da uno studio approfondito ho avuto la possibilità, sempre e solo a livello di testi scritti e mai avendo a disposizione alcuna medaglia, di osservare la fotografia di una medaglia riportata alle pagine nel libro di Lara Balducci, Luigi Marchegiani - Mario Valentini «Incontro con Cingoli», 1961 . Purtroppo nel testo non c'è alcun riferimento alla fonte  da cui è tratta la foto, né la medaglia viene affatto nominata.  Ma è una documentazione importantissima. Ciò lo si capisce perché la descrizione di questa «nuova» medaglia la si trova alle pagine 10 e 11 del testo di  Gualtiero Raffaelli «Cingoli nella sua storia», 1923, quando riferisce che «L'aver trovato medaglie coniate ad onore di Tito Labieno non credo che possa stare a dimostrare ch 'egli fosse fondatore della nostra Città, che con ciò forse volle dimostrare la sua riconoscenza per esserne stato il restauratore. Una di queste medaglie, secondo il Maffei nella sua «Verona illustrata» che già pregevolmente arricchiva il Museo dell'eruditissimo Mons. Francesco Bianchini, ha da un lato una persona armata con l'elmo in testa, e abito guerriero all'antica., con le parole in giro T. LABIENVS, mentre nel rovescio sono effigiate le mura di una città, con in mezzo una porta, ed entro d'esse altre fabbriche. Attorno c 'è la dicitura CINGVLVM.  Il Corleo (Abram Corleo Thes: numism. fam_ ...Tab. 24 N. 1) afferma d’aver veduto un esemplare in oro, della stessa dicitura, e trae conseguenza che fosse coniata dai Cingolani in riconoscenza a Labieno per aver circondato la Città di nuove mura».  

Ora confrontando la medaglia Tav. I dell'Avicenna con quella fotografata nel libro di Balducci- Marchegiani -Valentini e descritta da G. Raffaelli troviamo le seguenti dissonanze: il diritto di quella dell'Avicenna ha la scritta Titvs Labienvs a sinistra e per esteso, l'altra ha la scritta a destra e T. Labienvs dove Titvs non è per esteso. Quest'ultima è di diametro 73mm (se la foto non inganna), quella dell'Avicenna di 65mm. L' immagine del Labieno non è assolutamente eguale, i segni somatici del volto sono molto diversi. Nel rovescio troviamo in questa seconda medaglia le mura di Cingoli che non sono affatto merlate, gli edifici riportati all'interno della mura non sono gli stessi della medaglia dell'Avicenna; inoltre sia nel diritto che nel rovescio intorno a tutta la medaglia sono riportati dei puntini delimitativi.

Dal confronto delle due medaglie posso desumere che si tratta di due medaglie diverse e per le citate diversità riscontrate suppongo che l' ultima, dove c'è la testimonianza di una foto, possa essere di epoca romana e coniata dai cingolani per riconoscenza verso Tito Labieno che con il suo denaro aveva contribuito a far assurgere la città a Municipium attraverso opere pubbliche di notevole entità quale la costruzione di nuove mura. Naturalmente è una congettura in quanto, non avendo materialmente la medaglia in visione, può anche trattarsi di un riconio successivo ma sullo stile romano. Mentre per quelle descritte dall' Avicenna c'è la certezza che sono di epoca successiva al Medioevo, forse addirittura Rinascimentali; la medaglia nella Tav. I, è stata coniata (semmai lo è stato fatto) sulla falsariga di quella fotografata e sopra descritta grazie alle varie somiglianze riscontrate.  Concludendo posso azzardare le seguenti ipotesi: i cingolani dell'epoca di Tito Labieno coniano una medaglia per ringraziarlo delle sue molte opere pubbliche a favore della città; nel periodo post medievale (Rinascimento) rifanno la stessa medaglia ma apportando variazioni  proprie del tempo della riconiazione stessa. Nello stesso periodo ne coniano un'altra (Tav. Il dell' Avicenna). Queste due medaglie dell' Avicenna servono solo per favorire la tesi che Cingoli sia stata costruita e/o ricostruita da Tito Labieno e quindi dare importanza e lustro alla città di  Cingoli.  

Sono gradite naturalmente, soprattutto per quanto riguarda la medaglia «romana» , anche altre testimonianze da parte di collezionisti o studiosi che ne abbiano avuta la materiale conoscenza diretta per avvalorare e/o contraddire le ipotesi sopra esposte.  Considerato che non è stato possibile avere a disposizione diretta alcuna medaglia descritta dall' Avicenna, come Circolo vogliamo offrire la nostra riconoscenza agli autori che ci hanno tramandato tali notizie, e soprattutto a Tito Labieno, riproducendo fedelmente le medaglie dell' Avicenna fatta eccezione per la loro grandezza. Infatti quelle coniate dal Circolo sono più piccole (diametro 50 mm) di quelle che l'Avicenna riproduce nel suo libro «Memorie della città di Cingoli».  

 

Conclusioni

Come sempre restiamo in attesa delle vostre opinioni in merito a questo articolo dedicato a Tito Labieno e la città di Cingoli.

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