RETEGNO
Antonio Teodoro Trivulzio, 1676-1678. Doppio Filippo 1676.
Ag gr. 55,33
Dr. THEODORVS TRIVLTIVS S R I ET VAL MISOL PRI. Busto drappeggiato e corazzato a d., con Collare del Toson d’oro sul petto; sotto, nel giro, 1676. Rv. COMES MVSOCHI X BARO RET IMPERIA XIIII ET C. Stemma con i tre volti coronati ed il motto •VNICA• – •MENS•; ai lati, due cariatidi.
CNI 7/17; Ravegnani Morosini 4; MIR 899/1.
Molto Raro. Patina di medagliere, q. SPL
Provenienza: Asta del Titano n. 43 (1-2 Dicembre 1990), lotto 487.
Il borgo di Retegno venne assegnato alla famiglia Trivulzio il 2 gennaio 1654 quando, con il "Diploma di Ratisbona", l'imperatore Ferdinando III, come premio per i servigi resigli, concesse al Cardinale Gian Giacomo Teodoro Trivulzio, Retegno ed il vicino villaggio di Bettola in baronia imperiale attribuendogli anche il titolo di principe ed il diritto di battere moneta o meglio, come si deceva allora, "con facoltà di punzone e crogiolo".
I Trivulzio erano nel novero delle famiglie nobili milanesi già nel XII secolo. Nel Cinquecento erano Signori di Casalpusterlengo, di Castellarquato, di Codogno, di Gattinara e di Musso, Conti di Mesocco, Marchesi di Vigevano, di Lecco e di Castelnuovo, Principi della Valle Misolcina e Principi del Sacro Romano Impero.
l Cardinale Gian Giacomo Teodoro affidò il progetto della zecca all'architetto Leon Battista Barattieri, progettista che andava per la maggiore in quel periodo, ma non riuscì a vederne completata la costruzione in quanto morì nel 1656.
La Zecca coniò le prime monete nel 1676 e riportavano l'effige di Ercole Teodoro (1656-1664), figlio del Cardinale.
A quell'epoca il valore della moneta era dato, essenzialmente, dalla quantità di metallo nobile (oro o argento) in essa contenuto. Per tale motivo la moneta di Retegno era considerata tra le "buone" dato che il "doppio Filippo" del 1676, portante da un lato l'immagine del principe Ercole Teodoro e dall'altro i tre volti fiancheggiati dal moto di famiglia "Unica Mens", vantava un titolo di argento pari a 948 parti su mille.
Per la pregevole fattura, le monete d'oro e d'argento coniate nella zecca di Retegno sono paragonabili a quelle dei Visconti di Milano e dei Gonzaga di Mantova. Gli zecchieri e gli incisori di Retegno meritano di esser ricordati sia per le loro doti artistiche, che per il fatto di aver fatto circolare in tutto il mondo il nome di Retegno con le loro incisioni tra cui dal 1676 al 1682 Giovanni Battista Brusasorzi,