ASTA BATTUTA n. 10 - 12 Novembre 2016 - Lotto 304
BOLOGNA - Giovanni II Bentivoglio, 1463-1506. - Testone.
BOLOGNA
Giovanni II Bentivoglio, 1463-1506. Testone.
Ag gr. 9,64
Dr. IOANNES BENTIV OLVS II BONONIEN SIS Busto con berretto a d. Rv. MAXIMILIANI IMPERA MVNVS Stemma quadripartito, sormontato da aquila ad ali spiegate su cimiero coronato.
CNI 34 (Antegnate, testone); Ravegnani-Morosini 8 (Antegnate, testone); MIR 43; Chimineti 207.

Estremamente Raro. Lievi screpolature del metallo. Buon BB/q. SPL

Provenienza: ex Collezione GdF, NAC 81, lotto 346.Figlio del condottiero Annibale I Bentivoglio e di Donnina Visconti, venne nominato cavaliere a nove anni e, in seguito alla morte del zio Sante Bentivoglio, divenne primo cittadino di Bologna. Benché la città fosse governata da un senato formato dalle famiglie più importanti, Giovanni comandò in modo assolutistico sulla città come fosse sua signoria. qqqqAppassionato d'arte e di letteratura, la sua corte divenne punto d'incontro di artisti, poeti ed intelletuali, consentendo a Bologna di primeggiare tra le capitali del Rinascimento italiano. qqqqNel 1488 venne scoperta una congiura ordita dalla famiglia Malvezzi, che cercò l'aiuto anche di Lorenzo il Magnifico, per eliminare i Bentivoglio. Giovanni fece esiliare tutta la famiglia.Nel 1500 ospitò i signori di Pesaro e Rimini, Giovanni Sforza e Pandolfo Malatesta fuggiti davanti all'avanzata di Cesare Borgia che, per punire i Bentivoglio, avanzò verso Bologna. Consapevole della sua impotenza, Giovanni cercò un accordo col Valentino, chiese ed ottenne Castel Bolognese e la promessa di aiuti militari. Nel 1501 venne scoperta ancora un'altra congiura, ordita stavolta dalla famiglia Marescotti. In questa occasione la repressione fu ancora più violenta. qqqqIntanto i membri dei Malvezzi e Marescotti scampati alle persecuzioni riuscirono a trovare l'appoggio del papa Giulio II che intimò a Giovanni di lasciare la città con la sua famiglia. In realtà Giulio II era intenzionato a riavere il controllo di Bologna. qqqqIl peggiorare della situazione lo spinse ad accordarsi con Luigi XII di Francia che gli assicurava un confortevole esilio a Milano e la conservazione dei propri averi. Pertanto partì la notte del 2 novembre 1506. Ma il sovrano francese era stato costretto a mettere a disposizione di Giulio II il proprio esercito, al comando del quale il pontefice entrò a Bologna nove giorni dopo. I figli di Giovanni Annibale II ed Ermes tentarono di riconquistare Bologna ma vennero sconfitti a Casalecchio. Giovanni venne imprigionato e processato ma dichiarato innocente. Morì a Milano nel febbraio del 1508. Crice l’annoso problema se le monete di Giovanni II siano state coniate a Bologna o ad Antegnate, ci sembrano definitamente risolutive le argomentazioni di Chimienti nel suo già citato studio sulle monete dei Bentivoglio. C’è da aggiungere, e non è di poco conto, che i ritratti di Giovanni II furono eseguiti con ogni probabilità da Francesco Raibolini, detto il Francia che operò soprattutto a Bologna. Nato a Lavino di sopra, Bologma, da umile famiglia, cominciò come orefice e grazie al suo talento venne “interpellato come consulente dagli anziani del Comune di Bologna in una causa contro l’orefice e sculture mantovano Sperandio Savelli” (da Chimienti, Gli incisori...).Molto interessante è quanto di lui scrive il Vasari nel famoso passo delle Vite, citato dal Chimienti, oltre che da autori precedenti, come Ravegnani Morosini: “Oltre che fece le medaglie del signor Giovanni Bentivogli che par vivo, e d’infiniti principi, i quali nel passaggio di Bologna si fermavano, et egli faceva le medaglie ritratte in cera, e poi finite le madri de’ coni, le mandava loro; di che oltra la immortalità della fama, trasse ancora presenti grandissimi. Tenne continuamente mentre che e’ visse la Zecca di Bologna; e fece le stampe di tutti i coii per quella, nel tempo che i Bentivogli reggevano (...) e tanto sono in pregio le impronte de’ conii suoi, che chi ne ha le stima tanto danari non se ne può avere”.Molto interessante è quanto scrive di lui il Vasari nel famoso passo delle Vite, citato dal Chimienti,
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