BOLOGNA
Giulio II (Giuliano della Rovere), 1503-1513. Bianco (o Giulio).
Ag gr. 3,83
Dr. •IVLIVS II - PONTIFEX • MAXIMVS. Busto a d., con piviale riccamente ornato. Rv. S• P• BONON - IA• DOCET•. San Petronio su trono con pastorale e modellino dell città; sotto, armetta Medici.
CNI 76; Munt. 95; Ch. 244; B. 605a; Bdn 548.
Molto Raro. Esempio di arte orafa applicata alla numismatica. Uno dei più bei ritratti rinascimentali per finezza e qualità di esecuzione. Buon BB
Ritratto realizzato da Francesco Raibolini detto il "Francia".
Figlio di Marco di Giacomo, Francesco Raibolini, detto il Francia per abbreviazione del nome di battesimo, nacque a Bologna nel 1447 o poco prima, come si deduce da un atto notarile del 1468, che cita Raibolini fra i testimoni, ruolo per il quale si richiedeva all’epoca un’età non inferiore ai ventunanni (Archivio di Stato di Bologna [ASBo], Notarile, Bartolomeo di Cesare Panzacchi, filza 10, 20 dicembre 1468); nulla si sa della madre.
Originaria di Zola Predosa, la sua famiglia si era trasferita in città negli anni Trenta del XV secolo, pur mantenendo all’inizio la proprietà di alcuni beni nel contado.
Collocato come apprendista presso il maestro Clemente Anselini, già nel 1464 Francesco diede la prima prova del suo talento realizzando, con la tecnica dell’argento niellato, una pace nuziale raffigurante la Crocifissione (Bologna, Pinacoteca nazionale), per le nozze fra Giovanni II Bentivoglio e Ginevra Sforza. Per tutta la sua vita d’artista Francesco si sarebbe orgogliosamente presentato come argentiere e orefice, firmando «Francia aurifex» numerosi dei suoi quadri e raffigurandosi in quella veste nel più celebre dei suoi autoritratti. Ben presto si applicò con successo anche alla coniazione di monete e medaglie, fino a ottenere l’incarico di responsabile della Zecca bolognese, che mantenne sia in epoca bentivolesca, sia dopo la cacciata di Giovanni II (1506), nella nuova realtà politica di Bologna pontificia. In quel ruolo il Francia disegnò personalmente per il conio profili di Bentivoglio, dall’espressione «bonaria e sottile» (Lipparini, 1913, p. 13), e poi di Giulio II, con «testa naturalissima» (Malvasia, 1678, p. 41). Oltre a medaglie e monete, il Francia produsse un gran numero di gioielli (collane, orecchini, bracciali, anelli e numerose catene d’oro) e oggetti d’argenteria (vasi, tazze, saliere, candelabri, lampadari), per i Bentivoglio, ma anche per clienti forestieri del più alto livello, fra tutti il duca Ercole I d’Este, e per enti ecclesiastici cittadini.
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