COMO
Livio Odescalchi (duca di Ceri e nipote di papa Innocenzo XI), 1652-1713. Medaglia 1699 opus F. De Saint Urbain.
Ag gr. 62,90 mm 60,5
Dr. LIVIVS ODESC D - G SIRM BRAC D. Busto drappeggiato a d.; sotto, 1699. Rv. TVETVR ET ARGET. Veduta dall’alto del castello Odescalchi con giardini e porto.
Horsky 7510; Mirnik 12; Clifford 264; HCz 4802.
Molto Rara. SPL
Vista panoramica del castello e del lago di Bracciano.
Livio Odescalchi, nipote di papa Innocenzo XI, fu una delle figure più influenti della Roma del suo tempo e un grande mecenate e collezionista d'arte.
Nel 1670, alla morte del padre, fu assegnato alla tutela legale dello zio, il cardinale Benedetto Odescalchi. Nel dicembre 1674 abbandonò la Lombardia per Roma, dove completò la sua educazione sotto il rigido controllo del cardinale. Questi, elevato al soglio pontificio nel 1676 con il nome di Innocenzo XI, cedette al nipote il suo patrimonio privato e lo coadiuvò nell’acquisto del feudo di Ceri (1678), assunto per l’occasione a ducato, ma in compenso interruppe con decisione il tradizionale nepotismo dei papi e non gli conferì la carica di ‘cardinal nepote’.
L’inedita situazione determinò le successive scelte personali, culturali e politiche del patrizio, che cercò di armonizzare la ‘ri-fondazione’ romana del casato, le sue radici lombarde e l’impegno politico internazionale, favorito anche dal matrimonio della sorella Giovanna con Carlo Borromeo Arese (1677) che lo inserì all’interno della più alta aristocrazia lombarda. Poi la vittoria (12 settembre 1683) della Lega Santa contro i Turchi di Kara Mustafà che avevano cinto d’assedio Vienna diffuse in Europa l’idea di Innocenzo XI, e di riflesso degli Odescalchi, come nuovi campioni del cattolicesimo.
Durante il pontificato dello zio, Odescalchi non ebbe alcun potere istituzionale.
Il suo cursus honorum ebbe inizio alla morte di Innocenzo XI (1689). Il collegio dei cardinali lo nominò generale di S. Chiesa (23 agosto 1689) e Leopoldo I, in premio della sua fedeltà alla politica asburgica, lo fece principe del Sacro Romano Impero (29 agosto 1689) e, nel 1697, gli attribuì il ducato di Sirmio e di Sava, estentendo il privilegio a fregiarsi del titolo di Altezza Serenissima, principe dell’Impero, anche agli eredi. Il 5 aprile 1698, in seguito alla morte di Flavio Orsini, fu nominato duca di Bracciano. Infine Carlo III lo insignì dell’ordine del Toson d’Oro (1713) che gli fu conferito dal cognato, Carlo Borromeo Arese, già viceré di Napoli. In ambito politico l’impresa più ambiziosa tentata da Odescalchi fu la candidatura al trono elettivo di Polonia (1697) come successore di Giovanni III Sobieski, ma, anche a causa dell’ostilità di Luigi XIV, gli fu preferito il principe elettore di Sassonia Augusto II il Forte. I legami con la Polonia comunque perdurarono e dal 1699 al 1702 egli accolse nel suo palazzo romano la regina Maria Casimira Sobieski, vedova di Giovanni III.
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